John Boyne racconta la Prima guerra mondiale (così poco presente nei libri per ragazzi in confronto alle vicende della successiva) attraverso gli occhi di un bambino di nove anni e lo spaccato di una strada di Londra in cui vivono i protagonisti.
I combattimenti iniziano il 28 luglio 1914, il giorno del quinto compleanno di Alfie Summerfield, quando i suoi genitori, i vicini di casa e la sua migliore amica Kalena si ritrovano per festeggiarlo. Ma quattro anni dopo tutto è cambiato: la guerra non è finita per Natale e pare non debba finire mai; il padre di Alfie, arruolatosi volontario, è stato al fronte ma non dà più notizie da un anno; la madre è infermiera in ospedale, ma cuce e fa il bucato per altre famiglie pur di guadagnare qualcosa; Mr Janáček, trasferitosi a Londra da Praga molti anni prima, e sua figlia Kalena sono stati deportati sull’Isola di Man in quanto “persone di particolare interesse”.
Alfie fa il lustrascarpe alla stazione tutti i giorni (tranne il lunedì e il giovedì, quando a scuola ci sono storia e lettura, le sua materie preferite; e la domenica dedicata al riposo), fiuta l’aria, aguzza gli occhi e dubita. Non crede che suo padre sia in missione segreta e infatti lo ritroverà in un ospedale nel Suffolk dove vengono curati, nascosti agli occhi dell’opinione pubblica, i soldati traumatizzati dal fronte e dalle trincee. Con la forza e l’incoscienza dei suoi nove anni deciderà di risolvere a suo modo la situazione.
In questo libro c’è posto per raccontare come la guerra segna il quotidiano, il dolore e l’orrore delle lettere spedite dal fronte, le storie di chi tornò dalle trincee distrutto non solo fisicamente; c’è spazio per le scelte diverse che possono essere fatte e per quanto costa l’obiezione di coscienza a persone come Joe Patience, padrone di se stesse e delle proprie idee; c’è posto per la vicenda di persone di origini tedesche, russe, austro-ungariche che furono portate via dalle loro case perché “di particolare interesse” e che suona tanto attuale (come nella pagina che riporto qui a fianco); c’è posto per il caso che fa chiacchierare Alfie col primo ministro e per il destino che fa volare in aria i fogli che gli permettono di associare il nome del padre a quello di un ospedale.
C’è spazio per la potenza delle caramelle alla mela, dell’ostinazione e di quel “miglior motivo al mondo” – l’amore – che il signor Janáček ha spiegato ad Alfie e che viene nelle pagine del libro declinato in tanti modi. Ha scritto Eoin Colfer a proposito di questo libro: “It is an instant classic that once read will never be forgotten”.
(Articolo ripreso da Le Letture di Biblioragazzi, alcuni diritti riservati)
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