Jeff Buckley

Il 29 maggio del 1997 morì a 31 anni, a Memphis, Jeff Buckley, una delle più promettenti figure del rock di fine millennio. Nessun eccesso, né droga né alcool, ma una banale e tragica nuotata in un fiume troppo tumultuoso, durante una pausa della registrazione del suo secondo disco in studio.

Jeff Buckley grace.jpgIl primo disco, Grace, aveva sbalordito parecchi critici e colleghi: David Bowie, ad esempio, lo considerava uno dei pochi dischi che valesse la pena portarsi su un’isola deserta, Bono lo definì “a pure drop in an ocean of noise”, mentre Bob Dylan riconosceva in Jeff Buckley “uno dei più grandi compositori del decennio”.
Dotato di una voce con una notevole estensione e ottimo chitarrista, visse portandosi dietro il nome ingombrante di suo padre Tim, cantautore americano a quei tempi discretamente conosciuto (di lui su MLOL si può trovare un bel Live at the Folklore Center, NYC – March 6, 1967). Tra i suoi pezzi più noti c’è una struggente versione di Hallelujah di Leonard Cohen che ha anticipato e influenzato altre numerose cover del pezzo.

Jeff Buckley - Sketches for My Sweetheart the Drunk.jpgSu MedialibraryOnLine, grazie al servizio di MP3 download (di cui vi abbiamo parlato qui), oltre ai due lavori in studio, Grace appunto e il postumo Sketches for my sweetheart the drunk, ci sono numerose raccolte di inediti, live, versioni dei suoi pezzi e cover di altri classici che si possono scaricare, con un limite di tre tracce a settimana, in modo legale e gratuito.

Da ascoltare, per cominciare, Last Goodbye da Grace e Everybody Here Wants You da Sketches, e da segnalare una memorabile versione live di Calling you (il pezzo di Bagdad Café, per interderci) tratta da Live at Sin-é. Infine, per chi si vuole cimentare a suonare o cantare i suoi pezzi, su MLOL si può anche trovare un interessante set di basi in Play Guitar With Jeff Buckley.

Chi già lo ama, ha l’occasione di ascoltare praticamente tutta la sua produzione.
Chi non lo conosce, ci ringrazierà.