Revolution: la musica “rivoluzionaria” interpretata dal flauto di Emmanuel Pahud

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Emmanuel Pahud è unanimemente considerato il più grande flautista dei giorni nostri, dal momento che la sua carriera spazia dal ruolo di primo flauto dell’orchestra Berliner Philarmoniker a quello di concertista e solista di prim’ordine con i più importanti e apprezzabili ensemble di fama mondiale. Nel corso della sua ormai ventennale carriera gli sono stati assegnati numerosi premi e riconoscimenti, i più recenti dei quali sono stati Le Diapason d’Or nel 2013 e l’Eko Klassic nel 2014. Revolution, il suo ultimo disco, pubblicato dalla casa discografica Warner Music, ha ricevuto il plauso incondizionato della critica internazionale che lo definisce un interprete raffinato e sorprendente. Il titolo rinvia ad un periodo storico preciso, quello degli anni della Rivoluzione francese, e propone un viaggio nella produzione concertistica francese di fine Settecento.

In una recente intervista, pubblicata dalla rivista Amadeus di marzo 2015, Pahud illustra le motivazioni che lo hanno indirizzato verso questo repertorio musicale: da un lato il desiderio di proseguire l’esperienza intrapresa con il compact disc The Flute King del 2012, dedicato all’Età d’Oro di Federico il Grande, dall’altro l’intento di mettere in luce l’esperienza compositiva di quattro musicisti molto diversi fra loro per provenienza e stile, ma tutti collegati per qualche ragione a Parigi, dove erano attivi nel periodo rivoluzionario.
Nella Parigi di fine Settecento anche opere strumentali quali una sinfonia o un concerto potevano assumere tinte ideologiche e sventolare la bandiera rivoluzionaria, respirando i suoni delle marce militari, delle canzoni popolari e dei canti rivoluzionari che si diffondevano nelle strade e nelle piazze. Devienne, Gianella, Pleyel e Gluck, autori “rivoluzionari” dei quattro concerti contenuti nell’album, mettono tra l’altro a frutto le innovazioni tecniche apportate al flauto traverso sul finire del Settecento, quando lo strumento sperimenta una vera e propria trasformazione della tecnica di fabbricazione: gli artigiani costruttori aggiungono chiavi che permettono di semplificare alcune diteggiature scomode e di omogeneizzare il suono, pertanto l’estensione tonale dello strumento si amplia in favore principalmente dei suoni acuti, che in virtù dell’evoluzione tecnica sono divenuti di più facile emissione. Il flauto, strumento dalle qualità sonore e timbriche pregevoli, può quindi assumere appieno il ruolo di strumento solista e realizzare lo stile virtuosistico che proprio in quegli anni è tanto in voga. Lo si rileva nel Concerto in mi minore n. 7 di Francois Devienne, composto fra il 1787 e il 1788 e annoverato fra le migliori composizioni per flauto e orchestra del XVIII secolo, essendo caratterizzato da passaggi drammatici e complessi che richiedono al flautista una tecnica virtuosistica brillante. Così come nel concerto di Luigi Gianella, compositore e flautista virtuoso italiano oggi poco noto ma assai rinomato sul finire del Settecento, nella quale il flauto assume grande rilevanza esprimendo appieno tutte le sue possibilità virtuosistiche. Uno fra i concerti per flauto più noti ed eseguiti della raccolta è senz’altro il Concerto in sol maggiore di Gluck, che sposta l’obiettivo dallo stile barocco a quello romantico, interpretando lo spirito rivoluzionario del tempo. Ignaz Pleyel, più noto oggi come editore e costruttore di pianoforti, pur non schierandosi a favore della Rivoluzione francese ne fu indubbiamente influenzato, al punto che nel 1791 compose un Hymne à la Liberté. Il suo Concerto per flauto in Do maggiore è una delle opere più impressionanti dell’epoca per il controllo tecnico dello strumento solista e per l’ineccepibile scrittura orchestrale ereditata dall’amico e maestro Joseph Haydn. La scelta di articolare il suo nuovo album intorno a questi straordinari concerti è sicuramente dipesa anche dalla possibilità di collaborare con partner dal fervore rivoluzionario come la Kammerorchester Basel diretta da Giovanni Antonini.

È possibile ascoltare questo disco, e buona parte della produzione discografica di Emmanuel Pahud, ricercandolo direttamente nella banca dati Naxos. Vi consigliamo di consultare anche la banca dati musicale Alexander Street Press che offre la possibilità di ascolto di quasi tutte le opere interpretate da Pahud e anche alcuni servizi aggiuntivi quali la condivisione delle tracce sui social network o l’invio delle stesse al proprio smartphone, che permette di riascoltarle in tempi successivi.

Buon ascolto!