Il Futurismo è stato un movimento artistico e letterario sorto in Italia nel primo decennio del ventesimo secolo — in seguito diffusosi in tutta Europa — in un momento di grandi cambiamenti e trasformazioni in campo politico, sociale, tecnologico, in quello dei trasporti e delle comunicazioni. Tutti elementi caratterizzati da dinamismo, in contrasto con l’immobilismo del passato, che portavano nella vita degli esseri umani una sensazione di futuro e velocità. Velocità, arte, azione sono in effetti le parole che meglio di altre riescono a sintetizzare i temi cari a questo movimento.
Si indica come sua data di nascita il 20 febbraio del 1909 quando Marinetti, suo fondatore, pubblicò su Le Figaro una serie di enunciazioni, note come il Manifesto futurista, che furono variate e messe a punto in una serie di manifesti successivi e che diedero vita ad una vasta produzione artistica, in vari campi, oltre che a libri e riviste.
Sergio Reggi, attore e collezionista appassionato del secolo scorso, (noto al pubblico come uno degli interpreti di Il caso Lafarge, Sherlock Holmes e Chi?), nell’arco di 35 anni riuscì a dar vita ad una delle più grandi raccolte bibliografiche sul Novecento italiano con una sezione dedicata al movimento futurista: circa 1250 pezzi tra libri, riviste e manifesti originali.
Acquistata dall’Università degli studi di Milano nel 2003 e confluita in Apice (Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale), una parte della sua collezione di opere legate al futurismo è stata poi digitalizzata ed è ora consultabile on line. Si tratta di oltre 60 periodici che vanno dalla nascita del movimento fino al secondo futurismo degli anni ‘30 — testate nazionali, numeri unici e monografici — a cui si aggiunge la raccolta completa dei manifesti futuristi ed alcuni opuscoli.
Per leggere queste straordinarie testimonianze e creazioni del movimento, alla scoperta della forte proiezione verso il futuro e della volontà di rompere col passato e la tradizione che lo caratterizzò, è possibile ricercare la “Collezione ‘900 Sergio Reggi” tra le banche dati di MLOL, e cliccare su Consulta.
Dalla homepage della banca dati, selezionando Opere digitalizzate, si potrà visualizzare l’intero elenco delle riviste e dei manifesti consultabili online e, cliccando su di essi, accedere alle singole schede. Ogni scheda contiene un’immagine del documento e il link alle eventuali annate disponibili (cliccare sull’anno) che, a sua volta rimanda ai singoli fascicoli.
Per sfogliare e consultare i fascicoli, che sono in formato djvu (basato su una tecnologia di compressione di immagini ad alta risoluzione ma veloci da visualizzare, tramite un plugin gratuito scaricabile qui) sarà sufficiente cliccare sull’immagine del fascicolo e si avranno a disposizione anche strumenti per l’ingrandimento della pagina, la selezione di una sua parte ed anche la stampa. Tra le opere digitalizzate, ad esempio, è possibile sfogliare il primo Manifesto in lingua italiana ed anche il successivo Manifesto tecnico della letteratura futurista in cui si indicò come mezzo di espressione letteraria “le parole in libertà” in grado, da sole, di tradurre i meccanismi psichici e la frenesia della vita moderna. Veniva cosi teorizzato un uso della lingua segnato dall’abolizione della sintassi, della punteggiatura, di aggettivi e avverbi, sperimentato e messo in pratica nella rivista omonima Parole in libertà: consonanti vocali numeri. E ancora si trovano i Manifesti successivi in cui le nuove teorie venivano trasferite e adattate alla pittura, alla scultura e alla musica, ma anche al teatro e alla scenografia il cui obiettivo doveva essere quello di sorprendere il pubblico con ogni mezzo, ad esempio riducendo le scene a pochi secondi.
Citiamo infine due riviste.
La prima è La Balza (1915) che, uscita solo in tre fascicoli a cadenza quindicinale, durante la sua breve parabola assunse il ruolo di organo ufficiale del Movimento ospitando anche articoli dello stesso Marinetti (che la ribattezzò La Balza Futurista), quali La guerra elettrica e Agli studenti futuristi dedicati alla campagna interventista ed Antineutralità, esempio di sintesi teatrale futurista.
La seconda è La Dinamo Futurista (1933), che sin dal primo numero volle documentare l’attività dei futuristi italiani che nel tempo si erano mantenuti fedeli alle indicazioni di coloro che erano riconosciuti come i maestri del movimento e i cui articoli spaziano dalla letteratura, alla teoria, all’architettura, alla storia. Si tratta solo di alcuni esempi della ricchissima e preziosa raccolta di Sergio Reggi che vale la pena di sfogliare, leggere e ammirare per approfondire e conoscere da vicino l’unico movimento d’avanguardia italiano che ebbe diffusione internazionale e che forse non produsse capolavori, ma tantissime idee, da cui nacquero molte delle sperimentazioni artistiche del ventesimo secolo.