Chitra Banerjee Divakaruni − Raccontami una storia speciale

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Nel tardo medioevo, nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo e in particolare in Italia, si diffusero raccolte di novelle legate fra loro da una cornice narrativa, da una struttura in cui gli stessi protagonisti del racconto diventano di volta in volta narratori.  Pensiamo al Decameron di Giovanni Boccaccio, alle Novelle di Giovanni Sercambi o all’Avventuroso Ciciliano di Busone da Gubbio, ma anche alle Mille e una notte o al Libro dei sette savi, racconti di origine orientale ma conosciuti anche in occidente. 

In queste opere, in genere, i personaggi-narratori, in fuga da un pericolo incombente, si raccolgono in un luogo isolato e trascorrono il tempo ascoltando racconti e raccontando a loro volta una storia; il numero di novelle che formano la raccolta è strettamente legato al numero dei giorni che passano reclusi e il tempo “sospeso” del racconto assicura loro la salvezza.

Geoffrey Chaucer, poeta inglese che visse nella seconda metà del XIV secolo e che conobbe la cultura italiana grazie a diversi soggiorni nel nostro paese, scelse per i suoi Racconti di Canterbury (The Canterbury Tales) la stessa cornice narrativa.  Sin dal prologo generale però, in cui un gruppo di pellegrini, diretti al reliquario di Thomas Becket a Canterbury, si riunisce, Chaucer mostrò la sua originalità dando vita a personaggi dalla personalità ben definita descritti con precisione psicologica, ma che al tempo stesso rappresentano una particolare classe sociale, per cui nel loro insieme offrono un quadro della società dell’epoca.

A distanza di parecchi secoli da queste prime forme di narrazione Chitra Banerjee Divakaruni – scrittrice di origine indiana che ha studiato negli Stati Uniti e conosce bene entrambe le culture e società  – nel suo romanzo Raccontami una storia speciale riprende e reinterpreta in chiave moderna l’espediente narrativo della cornice, ricreando le stesse atmosfere sospese e trasformando il racconto in un’esperienza salvifica.

Uma, studentessa universitaria di origine indiana, si trova presso il consolato indiano di una città americana, situato in un seminterrato, per richiedere il visto per l’India, dove i suoi genitori hanno fatto ritorno. Ha portato con sé una copia dei Racconti di Canterbury che legge, in preparazione di un esame universitario, mentre aspetta il suo turno. La maggior parte delle persone che ha popolato quelle stanze durante la giornata di attesa se ne è andata e sono rimasti solo in nove: un’anziana donna cinese accompagnata dalla nipote Lily, adolescente punk; i coniugi Pritchett, bianchi, sulla sessantina, appartenenti all’alta borghesia; Tariq, un venticinquenne americano di fede musulmana che vive sulla sua pelle le conseguenze dell’11 Settembre; Cameron, un veterano del Vietnam afro-americano che soffre d’asma; la ragazza indiana che lavora alla reception e il suo capo di cui si è invaghita.

Anche qui, come nei racconti di Canterbury, sono raccolti dei potenziali viaggiatori − in pellegrinaggio  verso l’India, ognuno per motivi diversi − ciascuno con una propria personalità e una propria storia ma al tempo stesso rappresentanti della società contemporanea con le sue contraddizioni:

Non era raro, in quella città, trovare un gruppo di persone di etnie diverse riunite dal caso. «Eppure, – pensò Uma, – c’è quasi un summit dell’Onu in miniatura, qui dentro».

Quando una scossa di terremoto li imprigiona in quel luogo, i personaggi hanno reazioni diverse e contrastanti e i lettori vivono con loro sentimenti “primordiali”: paura, panico, egoismo, dolore e antagonismo. Dopo i primi momenti di spaesamento e scontro, però, sotto la guida di Cameron organizzano la loro sopravvivenza, razionando acqua e viveri, curando le ferite, prendendosi cura l’uno dell’altro, cercando insieme una via di scampo. Col passare del tempo le condizioni peggiorano e il morale di tutti sembra precipitare. Uma prende allora coraggio e propone a ciascuno di loro di raccontare una storia personale, un episodio significativo della loro esistenza, mai raccontato a nessuno:

Abbiamo tutti una storia, – rispose Uma, sollevata dal fatto che almeno uno di loro stesse prendendo in considerazione il suggerimento. – Non credo che nessuno possa trascorrere la vita senza che gli capiti almeno una cosa speciale.

E così ascoltiamo insieme ai personaggi  – che nel raccontarsi oscillano tra entusiasmo ed esitazione – storie sorprendenti (anche le più semplici e all’apparenza banali) che ci parlano di innamoramenti, matrimoni infelici, legami familiari, di scoperta di sé, di lotte politiche, di guerre e fughe. E oltre a riconoscere il potere trascendente delle storie, capiamo che il viaggio che ognuno di loro deve intraprendere, il loro personale pellegrinaggio, avrà luogo non in India ma fra quelle quattro mura collassate, buie e invase dall’acqua e sarà un viaggio alla ricerca del senso della propria vita, una ricerca di senso che è salvezza. Man mano capisce che lo spazio del racconto sta per esaurirsi, il lettore realizza infatti che ciò che veramente importa non è l’eventualità che i nove sopravvivano, che vengano salvati o meno, ma che ciascuno di loro abbia trovato, grazie alle “storie speciali”, una ragione per voler sopravvivere, per uscire di lì a continuare la ricerca che è la vita.

Trovate Raccontami una storia speciale tra gli ebook in download di MLOL (qui l’elenco dei sistemi bibliotecari aderenti) insieme ad altri due titoli della Divakaruni: La Maga delle spezie e il recente romanzo La Ragazza oleandro, entrambi pubblicati da Einaudi. Se non fossero disponibili, chiedete in biblioteca.