I musei di tutto il mondo hanno cominciato ad abituare i loro visitatori a iniziare la visita alle loro collezioni partendo dal loro sito web, nel momento in cui si sta ancora pianificando la visita. Molti di essi mettono quindi a disposizione ampie raccolte di immagini dei pezzi più belli o più significativi che conservano, raggiungendo lo scopo di invogliare la visita e, al tempo stesso, di offrire una risorsa didattica e di conoscenza di grande valore.
Un caso esemplare di questa strategia di avvicinamento al pubblico da parte di una storica istituzione museale è quello del British Museum, che consente dal suo sito la ricerca di fotografie su 3 milioni e mezzo di riproduzioni.
Di recente però il museo ha intrapreso una nuova strada per fare conoscere (in questo caso possiamo dire quasi “con mano”) le sue collezioni, la stampa 3D.
Questa tecnica consente di riprodurre modelli di oggetti fisici sulla base di software e macchine “stampanti” di tipo particolare. La diffusione di questo metodo anche a livello amatoriale e la sua esposizione alle tante Maker Faire aperte al pubblico (se ne parla ad esempio qui in italiano) ha permesso a molti di familiarizzarsi con la stampa di piccoli oggetti di materiale plastico, ma la tecnica ha applicazioni industriali in diversi campi, fino a quello – non ovvio – delle apparecchiature medicali e della medicina.
Per stampare un oggetto in 3D occorre conoscerne più dati possibili, ottenuti tramite scansioni 3D: è per questo motivo che sono nati online dei “depositi di dati” accessibili a chiunque abbia a disposizione una stampante 3D. Il British Museum ha ad esempio deciso di caricare su Sketchfab, uno dei maggiori servizi di questo genere, alcuni modelli di oggetti archeologici e artistici provenienti dalle sue collezioni, consentendone in tal modo la visualizzazione da ogni angolazione così come il download dei dati e la riproduzione.
Cliccando sull’immagine qui sopra potrete vedere direttamente di che cosa si tratta: provando ad allargare l’immagine a pieno schermo, a trascinarla in varie direzioni o a cambiare le opzioni della resa grafica, il rendering, ci si rende conto in modo intuitivo di che cosa significhi scansionare un oggetto allo scopo di ottenerne un modello riproducibile.
Il download dei dati è gratuito e consentito a chiunque e, pur trattandosi al momento della pubblicazione di soli 28 pezzi, l’operazione testimonia di una volontà di apertura da parte del museo veramente notevole, per valutare la quale è sufficiente pensare alle molte applicazioni didattiche e di studio di questo progetto.
La raccolta di modelli 3D del British Museum è stata inserita di recente nella raccolta di banche dati di MediaLibrary, di cui vi consigliamo di consultare con regolarità le ultime novità. Come molte altre risorse open, cioè liberamente accessibili a chiunque su internet, è stata infatti selezionata per il suo valore e la sua particolarità fra le risorse da mettere in evidenza anche su MLOL.
Se volete approfondire l’argomento della stampa 3D, sono disponibili sul tema anche alcuni ebook scaricabili per 14 giorni, ad esempio Stampa 3D e Stampa 3D. Stazione futuro, entrambi dell’editore Hoepli, grande nome della cultura tecnica italiana.
Consigliamo infine (anche se solo in inglese) il video TED dell’imprenditrice Lisa Harouni, del 2011. Una sua intervista più recente è invece disponibile sul magazine online Disruptive.