La perfezione ha un grave difetto: ha la tendenza ad essere noiosa.
Probabilmente questa citazione di W. Somerset Maugham (1864-1965) è quella che meglio accomuna tutti i romanzi dello scrittore inglese, che meglio descrive i suoi personaggi e il suo atteggiamento verso l’umanità. Buoni o cattivi, ricchi, poveri, immorali, amabili o detestabili, stupidi o intelligenti, i protagonisti dei suoi romanzi e racconti hanno tutti questa caratteristica: un’umanissima imperfezione, raccontata con ironia empatica, cinica e affettuosa insieme, senza alcun moralismo.
Somerset Maugham, come Čechov, era un medico e nelle sue opere ritroviamo lo stesso atteggiamento indulgente nei confronti delle debolezze umane che caratterizza i racconti dello scrittore russo. Come se, per entrambi, il fatto di conoscere bene la fragilità prima di tutto fisica, corporea dell’uomo nella malattia, avesse permesso di percepire meglio e di non giudicare la sua imperfezione anche morale.
Proprio perché la perfezione è noiosa, il racconto dell’imperfezione umana in Maugham si trasforma in narrazioni brillanti, in trame perfette, avvincenti che possono davvero regalare ore e ore di letture felici. Per cominciare, segnaliamo un piccolo romanzo, In villa. Protagonista è Mary, giovane e bellissima vedova, ospite in una villa toscana per riprendersi dalle tristezze degli ultimi avvenimenti della sua vita. Sono gli anni ’40, intorno c’è aria di guerra ma la cosa sembra non toccare l’aristocrazia inglese che soggiorna nelle splendide ville delle colline toscane, tutta intenta ad accogliere ricchi ospiti provenienti dalle lontane colonie, ad organizzare feste e intrattenersi in conversazioni e corteggiamenti. Mary si dibatte fra due pretendenti, un ambizioso diplomatico che ha l’età di suo padre e un ricco e brillante fannullone. Un delitto scabroso da nascondere entra in scena facendo saltare il rassicurante scenario e mettendo a nudo miserie, vizi e virtù di tutti i protagonisti.
Difficilmente troviamo nelle opere di Maugham personaggi del tutto buoni o del tutto cattivi; anzi, sembra quasi che l’intento del narratore sia sempre quello di far emergere le loro complessità e contraddizioni, che sono quelle della natura umana. Nel romanzo Il velo dipinto, che molti conoscono per le diverse versioni cinematografiche, (la più recente delle quali, per la regia di John Curran, vedeva Naomi Watts ed Edward Norton nel ruolo dei protagonisti) è facile solidarizzare con la fedifraga Kitty, sorpresa fin dalle prime righe del racconto con il suo amante belloccio e inconsistente, Townsend, non appena scopriamo quanto sia freddo e rigido suo marito Walter. Ma molte pagine più in là, proprio mentre si compie l’apparentemente malvagia punizione di Walter, emerge tutta l’umanità dell’uomo e non sappiamo più chi abbia torto e chi ragione, ma siamo spinti a seguire le loro vicende riconoscendoci ora nell’uno ora nell’altro, perché ognuno porta fragilità, durezze, paure comuni a tutti gli uomini.
La produzione letteraria di Maugham è immensa: romanzi, racconti, opere teatrali, saggi, libri di viaggi. Fra i suoi capolavori spicca anche La luna e sei soldi, ispirato alla figura del pittore Paul Gauguin impersonato dall’agente di cambio Strickland, che per amore della pittura abbandona un rassicurante e ipocrita quadretto familiare per trasferirsi prima a Parigi, poi a Tahiti, investito dal sacro fuoco della creazione che gli impedisce di vedere la disperazione delle donne che ha abbandonato e degli amici che ha tradito. Il racconto – come tutti quelli di Maugham – è di quelli che è impossibile abbandonare e che non danno pace fino alla fine della lettura, e poi volenti o nolenti si finisce di volerne sapere di più di questo signor Strickland, andando a cercarlo nella sua figura ispiratrice, Gauguin, per scoprire quanto in realtà siano diversi. Ma noi lettori ci abbiamo guadagnato lo stesso, e probabilmente non avremmo mai approfondito la figura del pittore francese senza lo spunto di questa lettura.
Ma la stessa vita di Maugham è un grandioso romanzo: Schiavo d’amore. Come volle chiarire l’autore stesso all’uscita del libro, nel 1915, non si trattava di un’autobiografia, ma di un “romanzo autobiografico”. Come l’autore, anche Philip Carey, il protagonista, è orfano; come lui diventa medico, e soffre di un difetto fisico che, pur differente rispetto a quello di Maugham (che soffriva di balbuzie), interferisce notevolmente nella sua esistenza. Il romanzo, che nella versione cartacea supera le seicento pagine, ci immerge completamente nell’Europa dei primi del ‘900 e ci fa appassionare alla figura del protagonista e del mondo che frequenta, dei suoi tentativi di trovare una strada che possa realizzare le sue aspirazioni, dei suoi errori, dei dolori che ha sofferto e che ha causato, dei desideri, degli amori, delle nostalgie. Ancora una volta, una vita in cui ciascun lettore potrà trovare un momento di empatia, identificandosi in una o tante delle sfumature di cui questa esistenza si compone, e lasciandosi coinvolgere dal lungo, avvincente racconto di una vita che è essa stessa un romanzo.
I romanzi e i racconti di Maugham, che in Italia sono pubblicati da Adelphi, sono disponibili al download su MediaLibraryOnLine: qui l’elenco dei sistemi bibliotecari aderenti. Ricordate inoltre che per chi non disponesse del servizio di MLOL o volesse leggere più ebook al mese esiste il servizio freemium MLOL Plus.