Il tema per questo nuovo appuntamento si è fatto largo con forza irresistibile dalla triste cronaca degli ultimi giorni imponendosi sull’onda di emozioni e di reazioni contrastanti.
A modo nostro, con i nostri strumenti, vogliamo partecipare al grande dibattito pubblico proponendo un sguardo ravvicinato sulle recenti dinamiche migratorie dirette in Europa e più in particolare in Italia. Problema, opportunità, sovente autentica tragedia.
Quello che sui canali dell’informazione quotidiana può apparire come un turbinio confuso di immagini terribili, commenti gridati, previsioni fosche, anatemi, nelle pagine di un libro viene ordinato e articolato in un ragionamento o in una storia che possono aiutarci a comprenderne meglio la straordinaria complessità.
Il Mediterraneo con la sua duplice natura di barriera e di ponte sarà il comune denominatore delle nostre proposte.
Cominciamo con il coraggioso giornalista Fabrizio Gatti che per documentare il lungo tragitto dall’Africa subsahariana alle piantagioni di pomodori in Puglia si trasforma in Bilal, migrante tra i migranti, mentite spoglie che gli permettono di immergersi senza filtri nello spietato mondo del traffico di esseri umani. Un reportage del 2007 ancora incredibilmente attuale.
Un’altra perla del giornalismo d’inchiesta in materia è A sud di Lampedusa di Stefano Liberti, analisi appassionata e attenta delle rotte verso il miraggio europeo. Cinque anni di lavoro sul campo per andare al di là dei luoghi comuni nel costante sforzo di capire perché, ma soprattutto come, masse umane di tali ingenti proporzioni si muovano verso Occidente.
Ancora le speranze di viaggi disperati al centro delle pagine di Mamadou va a morire nel quale il giovane Gabriele Del Grande interroga i suoi coetanei d’oltremare disposti davvero a tutto pur di raggiungere le nostre coste.
Sempre alla ricerca di informazioni “di prima mano” ci imbattiamo nel recente Confessioni di un trafficante di uomini curato da Andrea Di Nicola e Giampaolo Musumeci per Chiarelettere.
Una panoramica sul complicato network di potere, politica e denaro alimentato dai bisogni di chi deve o vuole migrare.
Lasciamo ora la forma del reportage per passare a due storie che di fiction hanno ben poco, a parte l’abilità degli autori nel dare forma letteraria alla vita reale dei protagonisti.
Samia Yusuf Omar, ragazza somala che, dopo essersi fatta conoscere nei 200 metri alle Olimpiadi di Pechino, riparte a piedi, sola verso l’Europa, alla ricerca di un allenatore professionista rincorrendo il sogno di una medaglia a Londra 2012. Difficile non rimenere toccati nel profondo da Non dirmi che hai paura di Giuseppe Catozzella.
Enaiatollah Akbari lo incontriamo bambino in Afghanistan e lo seguiamo nella sua fortunata ricerca di un posto in cui crescere grazie a Fabio Geda e il suo Nel mare ci sono i coccodrilli.
Lo ritroviamo oggi, ragazzo che ci parla in buon italiano del successo del volume in questa recente intervista per l’editore Dalai Castoldi.
Lo specchio d’acqua tra Gibilterra e Tangeri, dove Africa ed Europa quasi giungono a toccarsi, fa da sfondo a un paio romanzi che ci permettono di seguire le diverse fasi dell’emigrazione: il prima, il durante e il dopo.
Del grande scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun andiamo a recuperare Partire del 2013, un romanzo potente e disilluso che fa i conti con il divario lacerante tra i sogni e la realtà in chi cerca felicità dall’altra parte del mare e scopre amaramente che questa si trova sempre altrove.
L’opera prima di Laila Lalami La speranza e altri sogni pericolosi coglie invece i propri personaggi durante la traversata, pochi chilometri di mare che li uniscono per un breve ma intensissimo momento.
Chiudiamo con un movimento inverso, un viaggio a ritroso da Roma al Marocco: ne La città dei ragazzi Eraldo Affinati, maestro nell’omonima storica comunità di recupero, ripercorre i passi che due dei suoi allievi avevano percorso all’andata, sino a raggiungere quella che per loro è stata culla ma ormai non è più casa.
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