Capita spesso fra amiche di confidarsi e confrontarsi sulle difficoltà che i rispettivi compagni sembrano avere nell’esprimere le proprie emozioni o di comprendere quelle altrui. Ma è proprio così ? Gli uomini non sanno dar voce alle proprie emozioni o si tratta solo di stereotipi?
Possiamo provare a rispondere alle domande femminili sul “funzionamento emotivo” maschile, leggendo Quello che gli uomini non sanno dire, interessante libro dello psicoterapeuta tedesco Björn Süfke, specializzatosi nel corso degli anni in psicologia maschile; un manuale di auto-aiuto che si rivolge a tutti coloro che non riescono ad esprimere le proprie emozioni ma anche a chi vorrebbe aiutarli.
Basandosi sulla ricerca scientifica e sull’esperienza personale e clinica, Björn Süfke riconosce l’effettiva esistenza di “silenzio e invisibilità” delle emozioni maschili, talmente diffusi da essere considerati normali dalla società. Chiariamo subito, non tutti gli uomini tengono per sé la propria vulnerabilità, non tutti fanno fatica a chiedere aiuto, anzi sono sempre di più quelli che esprimono le proprie emozioni o ammettono la propria debolezza: purtroppo però la cosa non è facile e normale per tutti.
È vero, in certe circostanze può essere adattativo controllarsi, ma quando la paura di essere criticati, respinti, o un senso di vergogna impediscono di comunicare quello che si prova, può crearsi una quantità enorme di stress del tutto superfluo ma che, secondo Björn Süfke, potrebbe causare un problema sociale ed anche, nei casi più estremi, contribuire allo sviluppo di patologie vere e proprie quali depressione, stress, abuso di sostanze, comportamenti violenti.
L’emotività, spiega l’autore, è vissuta come una minaccia all’identità maschile. Ma non c’è da meravigliarsi: i bambini sono per lo più educati a negare le proprie emozioni, si insegna loro che non sta bene parlare agli altri dei problemi che li tormentano e non si propongono modelli maschili capaci di manifestare apertamente ciò che provano, come la tristezza o il senso di impotenza.
Si tratta di fatto di un “anti-training emotivo” che può far perdere ai maschi il contatto con il proprio mondo interiore. Ma respingere le emozioni non è privo di effetti negativi: prima o poi il corpo e la psiche rivendicano i loro “diritti” e smettono di collaborare. È qui che compaiono malattie psicosomatiche, dipendenze, disturbi sessuali o angosce e ansie generalizzate.
Ma come evitare che accada?
Innanzitutto l’autore si propone di svelare le cause di questa tendenza tutta maschile, per poi analizzare i problemi specifici che ne derivano e indicare possibili strade per il cambiamento. Propone percorsi e consigli (derivati dalla psicoterapia) per imparare a conoscere meglio le proprie emozioni e sviluppare strategie di vita maggiormente orientate alle emozioni, evitando il ricorso ai sotterfugi – silenzio e solitudine, protagonismo, razionalità, orientamento all’azione o al risultato, competitività e violenza – cui gli uomini ricorrono per respingerle.
L’obiettivo principale è fare un viaggio dentro la propria psiche per conoscere il proprio mondo emotivo. Infatti, quanto più si ha consapevolezza circa le proprie risposte all’inespressa vulnerabilità maschile, tanto più si potrà migliorare la qualità della vita e delle relazioni interpersonali.
Per dirlo con le parole di Björn Süfke:
Per noi uomini questo rappresenta il compito più difficile e impegnativo in assoluto: guardare nelle acque torbide del nostro stagno senza lasciarci ingannare dall’immagine riflessa in superficie, ma spingendo lo sguardo in profondità, nel misterioso e inquietante mondo interiore […] E per scoprire che laggiù, dentro di noi, non si nasconde nessun nemico.
Che riflessi ha questa tendenza maschile nella vita della coppia eterosessuale?
Può accadere che le donne si sentano escluse dalla vita intima del partner perché il dialogo, che esse desiderano per creare un’intimità emotiva, è proprio la cosa che gli uomini temono di più; oppure che si sentano ignorate dal compagno che sembra annoiarsi proprio quando cercano di parlargli delle proprie emozioni.
Secondo Süfke tutto nasce dal fatto che gli uomini, di fronte a un problema, tendono di solito a proporre possibili soluzioni, mentre in realtà le donne vorrebbero “solo” ascolto empatico e comprensione (che provocano nell’uomo un senso di minaccia visto che ciò comporta il fare proprie le emozioni altrui). Da qui nascono molte incomprensioni nelle coppie, anche se occorre sottolineare che l’uomo non è insensibile come potrebbe apparire, ma semplicemente mette in atto dei meccanismi di protezione della propria identità.
La difficoltà emotiva degli uomini, secondo Süfke, sarebbe anche l’origine dell’ossessione che alcuni hanno per il sesso: proprio la povertà verbale delle relazioni maschili li porterebbe a cercare di esprimersi attraverso l’attività sessuale, che rappresenta un sistema alternativo alla parola per entrare in contatto con un altro essere umano. Pur essendo indubbio che il sesso può essere solo un mezzo per ricavare piacere personale, potrebbe anche essere che un uomo triste o frustrato veda nel sesso l’unico modo noto per consolarsi, e che cerchi un conforto di tipo fisico piuttosto che verbale. Per concludere, Björn Süfke ci lascia con un consiglio per tutte le coppie:
Gli uomini spesso non comprendono che le donne non vogliono necessariamente ferirli o criticarli, quando cercano il dialogo. E le donne non capiscono che quando gli uomini non parlano, non vogliono necessariamente escluderle. E non è che non le amino.
Quello che gli uomini non sanno dire è scaricabile gratuitamente dai portali MLOL (purtroppo, in solo formato PDF) per un periodo di 14 giorni. Trovate qui la lista dei sistemi bibliotecari che offrono il servizio.