100 anni di animazione giapponese: scopriamo i classici su MLOL

At the Border Checkpoint – Noburō Ōfuji

La città incantata di Hayao Miyazaki, Una tomba delle lucciole di Isao Takahata o Wolf children – Ame e Yuki i bambini lupo di Mamoru Hosoda sono film d’animazione di artisti giapponesi divenuti familiari ed amati anche dagli spettatori occidentali cresciuti con i “cartoons” americani.

Pochi invece conoscono i loro predecessori, quei pionieri dell’animazione nipponica che all’inizio del ‘900 – quando dopo secoli di isolamento anche il Giappone si apriva al mondo e ad altre culture – colpiti e affascinati da alcune produzioni occidentali, cominciarono a sperimentare e a realizzare “corti” con tecniche rudimentali, ad esempio fotografando una ad una le sagome dei personaggi, ritagliate e sovrapposte su sfondi, o le loro vignette posate su una lavagna.
Ed anche in seguito, almeno fino agli anni ‘30, non avendo a disposizione la celluloide trasparente utilizzata dagli studi americani – a causa del suo costo elevato e della scarsa disponibilità – i primi animatori realizzarono le loro opere con un processo molto lungo e lento poiché dipingevano i loro soggetti e ridisegnavano le parti in movimento di ogni singola immagine.

Il 1917 fu l’anno in cui i primi film animati giapponesi furono distribuiti e proiettati per il pubblico, in particolare i brevi lavori di Ōten Shimokawa (1892-1973), Seitarō Kitayama (1888-1945) e Jun’ichi Kōuchi (1886-1970); il 2017 è dunque l’anno del centenario degli anime e il National film Center di Tokyo lo celebra rendendo disponibili online 64 classici prodotti tra il 1917 e il 1941, in un archivio navigabile oltre che in giapponese anche in lingua inglese.
I video di quest’archivio sono consultabili anche a partire dai portali MLOL e sono ricercabili col nome dei singoli artisti o dell’istituzione che li ha resi accessibili, il National Film Center (Giappone). Abbiamo esplorato per voi questa preziosa collezione e ve ne segnaliamo alcuni particolarmente significativi.

The Dull Sword – Junichi Kouchi

I primi tre film del 1917 non sono sopravvissuti, il più antico fra quelli presenti nell’archivio però è un buon esempio dello stile dell’epoca. Si tratta di Nakamura Gatana o The Dull Sword (La spada spuntata) di Jun’ichi Kōuchi, un filmato di 4 minuti che racconta la vicenda comica di un samurai nei suoi tentativi fallimentari di utilizzare una spada poco affilata che ha incautamente acquistato. Si tratta di un film muto, con poche didascalie in giapponese che possono essere comprese attivando i sottotitoli in inglese.

Un esempio della tecnica rudimentale dei primi film d’animazione e
unico film di Seitarō Kitayama nell’archivio, è la versione animata realizzata nel 1918 di Urashima Tarō, la storia tradizionale di un pescatore che, per aver soccorso una tartaruga maltrattata, viene ricompensato con una visita nel regno sottomarino che dura però 300 anni, fino a quando l’uomo esprime il desiderio di fare ritorno a casa. Se lo si confronta con un altro film ambientato nel mondo marino ma del 1928, The Nation of Fish di Hakuzan Kimura (15’, sottotitoli in inglese), si può notare come nel giro di pochi anni gli artisti giapponesi avessero preso dimestichezza col nuovo mezzo espressivo dimostrando una maggiore padronanza.

The Story of the Monkey King – Noburo Ofuji

Particolarmente originali sono le animazioni di Noburo Ofuji che nelle sue opere utilizzò prevalentemente la tecnica del Cutout , ritagliava infatti le sagome dei personaggi da fogli di chiyogami (una carta per origami semitrasparente) sovrapponendoli poi su un fondale retroilluminato realizzato con lo stesso materiale. Le tavole venivano filmate in bianco e nero ottenendo così effetti di ombre e trasparenze, e animazioni molto dettagliate. Ne è un esempio The Story of the Monkey King del 1926 che racconta del monaco Xuanzang partito per l’India occidentale per procurarsi i Mahayana, testi sacri buddisti.

L’animazione giapponese degli albori, e diversi film della collezione ne sono la testimonianza, non si rivolgeva però solo al pubblico infantile con fiabe o storie della tradizione ma anche a un pubblico adulto con intenti informativi o di propaganda. Prendiamo ad esempio il film di Sanae Yamamoto, Diseases Spread (14’) creato allo scopo di insegnare le norme igieniche basilari per evitare la contaminazione dei cibi, in particolare del pesce crudo, o Electrical Telegraphy, Electric Bells and Telephones di Yasuji Murata, un film didattico che spiega i principi dell’elettromagnetismo e della telefonia.
Un film di propaganda bellica è Armies of the world (28’) del 1932. Due persone, Mr Square e Mr Circle, che hanno sempre vissuto in pace, assistono a una parata di eserciti che si trasforma nel raffronto della forza militare delle diverse nazioni e dei loro investimenti bellici; in seguito, partecipando ad una conferenza, scopriranno le  vere intenzioni dei vari stati. Ethicization of Politics invece, un film realizzato da Jun’ichi Kōuchi e scritto da Shimpei Goto, statista giapponese favorevole al suffragio universale, è un vero e proprio discorso politico affidato a questo nuovo media in cui, a sorpresa, compaiono frecce per indicare allo spettatore dove rivolgere la sua attenzione.

Terminiamo infine segnalandovi l’unico film in stop motion con pupazzi animati dell’archivio, Detective Felix in Trouble (10’) del 1932 di Shigeji Ogino (1899-1992), forse il più longevo di questi artisti dei primordi del fim d’animazione, in cui il Gatto Felix è impegnato nella ricerca delle scarpe rubate della bambola Hanako.

Come avrete capito la preistoria dei film d’animazione giapponesi è davvero affascinante, non vi resta che scoprirli tutti su MLOL.