Speciale Emmanuel Carrère

Emmanuel Carrère è uno scrittore che non lascia indifferenti: lo si ama o lo si odia, perché ha la capacità di tenere avvinto il lettore e al tempo stesso di irritare a causa del suo smisurato egocentrismo.

Emmanuel Carrère

E’ impossibile fare una distinzione tra l’opera di Carrère e l’uomo Emmanuel Carrère, dal momento che in ogni suo libro – tranne poche eccezioni che risalgono all’inizio del suo percorso letterario – le divagazioni autobiografiche hanno un ruolo determinante: esse si integrano così bene con la narrazione da diventare un elemento familiare che permette a chi legge di passare da un’opera all’altra senza perdere mai il filo del discorso.

Carrère è un grande osservatore della realtà ed è attratto dalle contraddizioni degli uomini. In un’intervista afferma: “Se fossi un pittore, sarei un ritrattista” e nelle sue opere non dipinge volti stilizzati, ma ritratti dal vivo: una volta scelto un soggetto riesce a metterne in evidenza i pregi ma soprattutto i difetti, in modo impietoso, non amando raccontare bugie, soprattutto quando la verità è scomoda e sgradevole. Possiamo comunque star certi che nella tela troveremo sempre anche l’autoritratto dell’artista, talvolta un po’ defilato o riflesso in uno specchio, talvolta rappresentato a figura intera, immortalato proprio a fianco del soggetto principale.

Gli uomini che attirano la sua attenzione sono spesso elementi borderline che si muovono sul confine di ciò che è socialmente e moralmente accettabile. Qualche volta questa linea di confine viene superata fino a sfociare nell’orrore più raccapricciante, provocando nel lettore un certo disagio.

carrere_avversarioNell’Avversario, ad esempio, Carrère ricostruisce la vita di Jean-Claude Romand, un criminale condannato all’ergastolo per aver ucciso genitori, moglie e figli. In Limonov, invece, si appassiona alle vicende dell’avventuriero russo fondatore del Partito nazionalbolscevico, un movimento politico di estrema destra attualmente dichiarato fuori legge, e ne esce un romanzo picaresco dove il protagonista assomiglia a un moderno Barry Lyndon. Il gioco di Carrère è rischioso, dal momento che l’interesse morboso per personalità del genere potrebbe facilmente scivolare in fenomeni di idealizzazione. Lo scrittore però è intelligente e sa piantare paletti ben saldi: innanzitutto lo stile, che non è mai artificioso bensì lineare, piano, rassicurante. I suoi libri, inoltre, a metà tra il romanzo e il reportage, sono sempre molto ben documentati: Carrère legge le fonti, va a cercare testimoni, fa interviste o intrattiene rapporti epistolari con i protagonisti dei suoi racconti, insomma fa di tutto affinché il lettore abbia elementi obiettivi su cui basarsi.

Ma questo ancora non basta: la grande abilità di Carrère, la sua impronta caratteristica, consiste nel saper osservare un fenomeno da tutte le possibili angolazioni, per cui un’azione non viene mai presentata come positiva o negativa in sé per sé, ma ogni lettore viene invitato a elaborare una sintesi che deriva dall’analisi di molti elementi e punti di vista.

Infine, un ruolo fondamentale è incarnato da Carrère stesso, che si pone sempre a margine della storia come testimone diretto o indiretto degli eventi senza però dare un netto giudizio morale: con la sua sincerità, spesso esibita attraverso lunghe digressioni in cui racconta episodi intimi che lo riguardano – in modo da creare un clima di confidenza e fiducia -riesce a rendere credibili anche situazioni che altrimenti risulterebbero eccessive o inverosimili. Tutto ciò è molto intrigante e in genere appassiona il lettore che si sente presto coinvolto e impara a porsi mille domande. Eppure la risposta a queste domande non c’è: Carrère ci insegna che la realtà è complessa; nostro compito è quello di prendere visione di tutte le diverse facce che la compongono, comprese quelle che più ci turbano e che vorremmo invece nascondere alla nostra coscienza.

Veniamo adesso a una rapida carrellata dei titoli dei suoi titoli disponibili su MLOL.

L’Avversario è il libro che ha reso Carrère famoso in Italia. E’ la biografia di un impostore, Jean-Claude Romand. Come scrive Christian Raimo in un bell’articolo pubblicato sull’Internazionale:

 Romand sale all’onore delle cronache il 9 gennaio 1993, perché in un incendio nella bassa Lorena muoiono sua moglie, i suoi figli, i genitori, i suoceri, il suo cane, mentre lui la scampa per un pelo. Subito si scopre che è stato proprio Romand ad aver appiccato fuoco alla casa, e ad aver sterminato la sua famiglia. Ma questa scoperta atroce non è la più sconvolgente. La verità impensabile che sta dietro alla vicenda è che quest’uomo mentiva sistematicamente da diciotto anni. Come ricostruisce Emmanuel Carrère nel suo romanzo-inchiesta, Romand ha cominciato a fantasticare la propria vita quand’era all’università, vantando con i suoi la buona riuscita di un esame che invece non aveva passato, per poi continuare senza interruzione a mentire fino a quando non poteva più non essere sbugiardato: a quel punto ha dato fuoco al suo mondo, letteralmente.

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Durante una pausa nella stesura de L’Avversario, Carrère scrive La settimana bianca, un romanzo breve di pura finzione che s’ispira anch’esso indirettamente alla vicenda Romand: pare infatti che l’idea gli sia venuta guardando la fotografia di un uomo di schiena che si allontana da solo in un bosco. Si tratta di un racconto di atmosfera, molto inquietante, che ha per protagonista un bambino in gita sulla neve con gli insegnanti e i compagni di scuola, senza genitori. C’è un mistero attorno alla figura del padre, ma il punto di vista della narrazione – che è quello del bambino – lascia scorgere solo un crescente e spaventoso senso di pericolo.

 

carrere_vitaLa vita come un romanzo russo è il più autobiografico tra i libri di Carrère. Autoreferenziale ai limiti dell’esibizionismo, gli causò anche parecchie grane con la madre (la storica e accademica di Francia Hélène Carrère d’Encausse, esperta in storia della Russia) e la compagna dell’epoca.  Il libro che segue, Vite che non sono la mia, è al contrario il più intimo e struggente. Prende ancora una volta spunto da episodi di vita vissuta, ma questa volta per cercare di dare un senso allo strazio che segue la perdita di persone care. Carrère, in vacanza nello Sri Lanka con la moglie e i figli, si trovò nel bel mezzo dello tsunami che colpì le coste dell’Indonesia nel 2003. Tra le vittime anche la figlioletta di quattro anni di una coppia di amici. A quell’episodio si lega il racconto degli ultimi mesi di vita della cognata, morta per un tumore all’età di 33 anni. Carrère con grande delicatezza segue le vite dei sopravvissuti (i genitori della bimba da una parte, il marito e le tre figlie piccole dall’altra) e ci racconta il loro coraggioso ritorno alla vita.

carrere_limonovLimonov è qualcosa che sta a metà strada tra una biografia, un romanzo e un reportage. E’ forse la sua opera più brillante ed è scritta con un ritmo avvincente. Eduard Limonov è un personaggio reale, controverso e moralmente assai discutibile, che ha avuto una vita assai strampalata dagli esiti incredibili. Al termine della lettura restano tanti interrogativi e viene effettivamente da chiedersi se sia eticamente corretto trasformare in ‘eroe’ (seppure perdente) un personaggio che ha militato tra le tigri di Arkan nei Balcani e ha trovato seguaci in Russia nelle frange di estrema destra. Il libro di Carrère è comunque interessantissimo per lo spaccato che offre sulla Russia postcomunista e, in generale, sull’Est Europa degli ultimi anni.

carrere_regnoIl Regno, l’ultima opera di Carrère, è forse la più apertamente provocatoria perché affronta un tema delicato: le origini del Cristianesimo, la fede, il senso dell’essere (o non essere) cristiani. Carrère si muove come un investigatore e, partendo dalla lettura dei testi sacri da un punto di vista letterario e non teologico, cerca di scoprire gli indizi della presenza viva degli autori. In particolare, prende in esame gli Atti degli Apostoli, le epistole di San Paolo e il Vangelo di Luca e da lì cerca di immaginare le vite di Paolo e di Luca, le prime comunità cristiane, il rapporto con la tradizione ebraica. Il tutto narrato con la consueta franchezza, facendo uso anche di paragoni arditi come quello fra San Paolo e Limonov. Ma soprattutto, a infarcire la narrazione ci sono ancora una volta ampie digressioni autobiografiche. Come ha scritto Carlo Mazza Galanti : 

l’astuzia dello scrittore francese è stata quella di trasformare se stesso in un crocevia di altre vite: un soggetto aperto, attraversato da correnti centrifughe, riflesso da eventi e personaggi apparentemente distanti che nel flusso del racconto finiscono sempre per tornare al centro, all’autore, al suo ego così discreto e così ingombrante.

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