Tutte le opere di Bernard Malamud su MLOL

Bernard_Malamud_portraitLe fotografie di Bernard Malamud ci mostrano un uomo dal sorriso mite e dallo sguardo onesto dietro le lenti degli occhiali. Tutti lo descrivono come uno scrittore schivo e riservato che raramente rilasciava interviste. Parlava malvolentieri di sé e delle sue opere perché non desiderava imporre il proprio punto di vista ai lettori; al contrario, si diceva lieto che i suoi romanzi e racconti potessero suscitare emozioni diverse.

Bernard Malamud nacque nel 1914, figlio di una coppia di ebrei russi emigrati negli Stati Uniti. Il padre possedeva una piccola drogheria, la madre morì quando Bernard aveva 15 anni. Il ragazzo scoprì fin da piccolo il fascino delle storie: amava raccontare i film che vedeva al cinema, in particolare quelli di Charlie Chaplin, i quali entrarono a far parte del suo immaginario poetico.

Cominciò presto a cimentarsi anche con i primi racconti in forma scritta. Il primo romanzo, tuttavia, arrivò dopo diversi anni: venne pubblicato nel 1951 e fu un discreto successo.

il migliore malamudIl migliore (The Natural) è abbastanza noto al grande pubblico perché da esso fu tratto, nel 1984, l’omonimo film interpretato da Robert Redford, Glenn Close e Kim Basinger sotto la regia di Barry Levinson.

Il protagonista, un talentuoso ma sfortunato giocatore di baseball che arriva inaspettatamente al successo a un’età in cui di solito si è già a fine carriera, si lascia coinvolgere per amore in una brutta storia di corruzione e finisce così per vanificare tutti gli sforzi compiuti per riscattare un passato oscuro. Malamud segue l’ascesa e la caduta del povero Roy Hobbs con tenera ironia. L’inconscio dell’atleta, perennemente combattuto tra sensi di colpa e desideri famelici, trova espressione anche attraverso i suoi sogni: l’elemento onirico è una costante della narrativa di Malamud e serve a esprimere la complessità dei conflitti interiori che affliggono quasi tutti i personaggi delle sue opere.

Bernard Malamud è uno scrittore profondamente morale. La moralità, intesa come aspirazione a diventare migliori, ci permette di amare noi stessi, ci dà un obiettivo a cui guardare; la narrativa può aiutare a comprendere meglio il senso della vita. Essere uno scrittore morale, tuttavia, non significa affatto assumere un atteggiamento moraleggiante. A questo proposito, Malamud si espresse con molta chiarezza:

Predicare rettitudine e diffondere idee moraleggianti è proprio ciò che lo scrittore non deve fare. […] Lo scrittore non deve predicare, ma scrivere al meglio delle proprie abilità con l’obiettivo finale di nobilitare l’uomo e combattere le forze di disumanizzazione della nostra società. Certi non capiscono che ci si può occupare di moralità senza mai predicarla.

malamudQuesta tensione etica è magistralmente espressa nel secondo romanzo di Malamud, Il commesso (The Assistant, 1957), un’opera bellissima incentrata sulla relatività di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, sul senso di colpa, le occasioni perdute e il bisogno di sentirsi buoni.

È la storia di Morris Bober, un piccolo negoziante ebreo di onestà e rettitudine esemplari che però troppo poco ha osato nella vita e di questo si fa un cruccio perché gli affari vanno male. Un giorno il negoziante subisce una rapina e riceve un colpo in testa che lo tramortisce rendendolo infermo. Morris però non vuole mollare: si consuma nello sforzo di tenere aperto il negozio, finché  si presenta un ragazzo di origine italiana, Frank Alpine, che si offre di aiutarlo senza compenso per imparare il mestiere. Bober accetta titubante e da qui si dipana una trama intensa che non racconteremo per non rovinare la sorpresa ai lettori.

Il tema principale de Il Commesso è il libero arbitrio. Un gesto meschino può dare avvio a una catena di sofferenze irreversibili, commettere una sciocchezza può oscurare una vita intera. Eppure i perdenti di Malamud si riscattano nel momento stesso della loro sconfitta, in quanto scoprono dentro di sé qualcosa di nuovo che improvvisamente illumina e dà senso a tutta l’esistenza: è l’aspirazione al bene, a rendere bella la vita.

Malamud dichiarò in un’intervista di essersi ispirato, nello scrivere questo romanzo, a Dostoevskij (come non pensare al tormento di Raskolnikov?) ma di essere stato influenzato anche da  Čechov, del quale ritroviamo lo sguardo umanissimo e il sorriso discreto. La scrittura di Malamud, infatti, è piena di ironia e scorre sempre con grande leggerezza.

Nel 1959 Malamud vinse il National Book Award con la raccolta di racconti Il barile magico (The Magic Barrel), ma la consacrazione alla fama arrivò con la pubblicazione del romanzo The Fixer, tradotto in italiano con il titolo L’uomo di Kiev. Quest’opera gli fece vincere nuovamente il National Book Award e, nel 1967, anche il Premio Pulitzer.

uomodikievL’Uomo di Kiev, ispirato a una vicenda realmente accaduta, è ambientato nella Russia del 1911. La storia racconta il viatico di sofferenze di un ebreo condannato per un delitto che non ha commesso e può essere considerato la denuncia esemplare di ogni ingiustizia. L’idea iniziale era molto diversa da come è stata poi realizzata ed è molto interessante seguire, attraverso le parole dell’autore stesso, il percorso che ha portato alla genesi di quest’opera:

Speravo di raccontare un’esperienza americana, forse con un protagonista nero, ma non andava bene per scriverci un romanzo. Facendo qualche ricerca in questa direzione pensai al caso Sacco e Vanzetti, ma dopo aver letto qualche libro su di loro ho capito che non potevo inventare altro oltre alla leggenda che si era creata. Raccontare semplicemente la loro vita e la loro storia non mi interessava. A quel punto un’idea, forse un residuo di qualcosa che avevo letto, prese forma intorno alla figura di un uomo (non necessariamente un uomo virtuoso) arrestato per un crimine che non ha commesso e che passa alcuni anni in prigione. Le sofferenze e la rabbia che deve sopportare lo portano a fare un esame della propria vita e dei propri valori. […] Ho gettato tutte queste sofferenze addosso al povero Yakov Bok, un pover’uomo alla ricerca di un futuro migliore che per una volta cade in trappola. Arriva a Kiev sul cavallo del suocero, salva un antisemita che sta per soffocare nella neve, accetta come ricompensa di questo gesto un lavoro nella fabbrica di mattoni e lì lo arrestano per l’omicidio di un dodicenne che lui un giorno aveva semplicemente cacciato dalla fornace. Così, un romanzo che è iniziato con l’idea di rappresentare l’ingiustizia dell’America contemporanea è diventato un libro ambientato in Russia cinquant’anni fa nel quale ho affrontato il discorso sull’antisemitismo. L’ingiustizia è ingiustizia.

[B. Malamud, Per me non esiste altro. La letteratura come dono, lezioni di scrittura, Minimum Fax, 2015]

A proposito di ebraismo, preme sottolineare che Bernard Malamud non amava essere definito uno scrittore di tradizione ebraica. A tale proposito tendeva a specificare: “Mi definisco, e così spero mi definiate voi, uno scrittore americano, che a volte scrive storie con temi legati all’ebraismo”. Spesso Malamud viene accostato a Philip Roth e Saul Bellow: non si può negare che i legami tra questi tre scrittori siano molto forti, anche se altrettanto marcate sono le differenze.

Su MLOL, oltre ai libri citati, sono disponibili anche tutte le altre opere di Bernard Malamud: i romanzi Una nuova vita, Gli inquilini, Le vite di Dubin e tutti i racconti. Ad eccezione di una raccolta di racconti edita da Einaudi,  tutti gli altri sono disponibili al prestito digitale nella edizione della Minimum Fax, e sono protetti dal Social DRM, senza la scadenza dei 14 giorni.