Rita Levi-Montalcini in ebook

Rita Levi-Montalcini a Napoli nel 1946, da La Stampa 08/09/2016, CC BY-NC-ND

Di Rita Levi-Montalcini il grande pubblico conosce il nome per la sua importanza nella storia culturale e scientifica italiana, nonché nel panorama della scienza globale. La sua biografia è sufficiente per comprendere quale sia stato il suo contributo nel ruolo di donna intellettuale italiana che ha partecipato da protagonista a molte rivoluzioni culturali del nostro paese. La vera grandezza della sua personalità si evince soprattutto dalla profondità dei suoi scritti.

Le due letture che proponiamo servono a conoscerla, non nella sua storia pubblica ma nel suo pensiero e nel suo spirito, in tutta la complessità della sua figura di esperta neurologa e di donna che porta nel suo sapere un intero secolo di storia umana, scientifica, sociale e culturale. Due opere diverse per tono, genere e soggetto, ma coerenti nel medesimo scopo: celebrare le infinite capacità intellettive dell’uomo.

Abbi il coraggio di conoscere è una lezione di scienza ed etica, materie interdipendenti, a metà tra la dissertazione scientifica e il discorso morale. Scopriamo attraverso questo che è un cosciente elogio al raziocinio, che l’autrice è un’invincibile sostenitrice dell’intelletto umano in tutte le sue forme; è una ricercatrice, una grande lettrice e amante di poesie, una maestra sapiente e affettuosa, una guida etica e spirituale.
Qui è la voce dell’esperta che guida i suoi ascoltatori (individui pensanti e consapevoli) ad interpretare nel modo giusto le rivelazioni scientifiche in campo neurologico. Dove “giusto” acquista il significato, non morale ma etico-scientifico, di “degno dell’Homo Sapiens”.
Rita ci racconta quali scoperte neurologiche dell’ultimo secolo hanno aiutato a scardinare preconcetti e rivelato l’immenso potere cognitivo dell’uomo; ma da sole non bastano a chiarirci la via del progresso umano: devono essere illustrate dallo scienziato che con cura e competenza fa capire alle persone come esse devono essere interpretate.

Nella prima parte del libro Rita illustra dal punto di vista dell’analisi neurologica l’incredibile complessità del “più elevato, ma allo stesso tempo il più perverso e complesso prodotto dell’evoluzione”: il cervello in tutta la spettacolarità delle sue componenti. Il lettore prende coscienza dei meravigliosi meccanismi di funzionamento della macchina cerebrale, e più che mai delle sue proprietà che ci rendono unici nel senso più positivo del termine: la creatività, cioè la possibilità di “andare oltre il contesto” e la plasticità, cioè la flessibilità alle sollecitazioni esterne alla base della facoltà di apprendere, arrivata perfino a poter studiare e conoscere se stessa, cioè come funzioniamo a livello fisiologico.

La bellezza di questa “lezione” è che nel condurci in questo percorso di scienza e storia sociale, capitolo dopo capitolo ci si rivela quello che in fondo forse già sapevamo, ma che da queste parole acquista chiarezza e verità scientifiche. Comprendiamo ad esempio perché l’uomo non sarà mai sostituibile ai computer; perché siano antiscientifici gli sforzi compiuti per “purificare” la specie e dimostrare la superiorità di una razza; che alla base delle tendenze autodistruttive della specie umana non è la straordinaria evoluzione del cervello in sé, ma la diseducazione ad usarne le facoltà cognitive e razionali.

Da qui si spiegano le continue connessioni, nella prima e seconda parte del libro, tra nozioni di neurologia, rivoluzioni tecnologiche, questioni etiche e cambiamenti sociali. Oggi siamo coscienti delle nostre eccezionali capacità cognitive, perciò l’uomo non può prescindere dal senso di responsabilità verso il mondo, verso gli altri e verso se stesso. La proprietà chiave è il raziocinio; il mezzo fondamentale, l’educazione. Il cervello dell’uomo è il cuore di tutte le questioni fisiologiche, morali, antropologiche che riguardano la società umana. È la causa e la chiave di soluzione di tutti i problemi dell’uomo. È lo strumento che ci permette di comprendere il mondo, ma soprattutto di conoscere noi stessi: è necessario usarlo in questo senso.

Per Montalcini il vero benessere da perseguire non è quello materiale, ma quello cognitivo. La persecuzione della conoscenza deve essere al centro di ogni nostra azione e politica. Ecco quindi le proposte di “rivoluzioni sociali” che appaiono nell’ultima parte del libro: lo stile di vita di “produzione e consumo” così radicato nella società moderna è sbagliato, perché non pone al centro la conoscenza. Ogni forma di assolutismo, oppressione politica e violenta delle libertà personali è sbagliata: la possibilità di usare le capacità raziocinanti è di ogni individuo, e non deve essere negata a nessuno. Guerre, dittature, violenze e abusi, consumismo, ignoranza sono per la nostra specie tutte occasioni mancate dell’intelletto umano di realizzarsi al massimo delle sue possibilità. Scopriamo perché invece per l’individuo sia giusto costruirsi un’identità e uno schema di valori; sia giusta la tecnologia quando è usata con gli scopi della scienza; sia giusta l’eutanasia, se vengono meno le capacità mentali e raziocinanti della nostra specie e si incontrano dolori atroci.

A partire da questa consapevolezza, Montalcini si  chiede che cosa sia un grand’uomo, che cosa lo differenzi dall’uomo comune.

Il secondo libro scelto è un omaggio a modelli contemporanei di grandi uomini. Senz’olio controvento è una raccolta di ritratti raccontati da una voce che sa come rendere giustizia alla loro grandezza, ripercorrendo le loro storie con il tono affettuoso e di stima di amica, parente o collega. La storia di ognuno è un vero e proprio racconto avventuroso da gustare, dalla nascita, attraverso scoperte e difficoltà, fino agli ultimi eroici momenti. Rita la racconta ai protagonisti stessi in intimo colloquio, come volendo comunicar loro che fra i vivi c’è qualcuno in grado di ricordarla con onestà nella sua vera essenza.

Non è tanto la supremazia intellettuale che caratterizza questi uomini esemplari, ma piuttosto una profonda e acuta sensibilità verso tutto e tutti. Come marinai nella tempesta, in condizioni storiche e culturali avverse, questi individui hanno saputo mantenere un’integrità morale e una coerenza di spirito straordinarie e agire con grazia e saggezza naturali. La sorte ha dato loro le occasioni giuste per dimostrarle ai loro simili.

Quindi non sommersi ma vittoriosi, anche se tolti al mondo in modo meschino e violento. Eccetto forse Primo Levi sono tutte figure poco popolari: arriviamo a conoscerli grazie a questa testimone d’eccezione.

Montalcini ci invita a considerare le loro caratteristiche come valori personali da perseguire: la sensibilità, la compassione, il disinteresse per il successo e il disprezzo per i conformismi. La modestia, la bontà, la sobrietà di costumi. L’amore per lo studio, l’esercizio del pensiero critico, la ricerca nel proprio settore, la fiducia negli uomini. Eppure di vere e proprie imprese si parla: la loro vita è stata in ogni campo un’avventura, e nessuno è scampato a una fine ingiusta e violenta, ma nessuno di loro ha mai condotto il suo percorso né lo ha concluso in modo indegno.

Ricorda così il nipote Guido, “un un elefante uscito dal branco”, un’anima solitaria e sofferente, ma straordinariamente sensibile. In Giacomo Ulivi ricorda la “voracità” di sapere e lo sforzo intellettuale continuo di “trovare una giustificazione filosofica e politica allo Stato Fascista”, per concludere che il regime stesso è un insulto alla dignità dell’uomo quale essere pensante. Enzo Sereni, un combattente che odiava i regimi ma amava gli uomini e che rifiutò gli agi della carriera per darsi completamente alla ricostruzione dell’identità del popolo ebraico. Simonetta Tosi e Marcella Nazzaro, donne che hanno coniugato il ruolo di madri e compagne all’alta competenza professionale nel campo della medicina, persone che hanno lottato contro il secolare “problema di valorizzare enormi riserve di energia intellettuale inutilizzata da millenni”, quelle delle donne. Di Primo Levi, oltre all’importanza della sua testimonianza, riscatta la morte, che i media e la comunità hanno voluto ridurre a suicidio causato da debolezza di raziocinio. E ancora lo spirito critico e anticonformista dell’architetto Giuseppe Pagano Pogatschnig e del matematico Vito Volterra, difensori della libertà intellettuale, contro il conformismo nella professione, poi contro la viltà delle azioni naziste. Il biologo Max Delbruck e la fotografa Maria De Laude, esempi che invitano a riflettere anche sul linguaggio, sull’uso delle parole in poesia e nella scienza. Il primo si dedicava a commentare poemi, la seconda scrisse poesie senza riconoscimenti.

Tutti prove viventi di cosa l’uomo può essere, di quanto di più nobile c’è nelle possibilità intellettive dell’uomo.